mercoledì 4 maggio 2011

LA BUONA POLITICA

Qualche tempo fa, il Nostro Sindaco ci ha accusato di essere un sedicente magazine.

Ora, ci si sarebbe aspettati maggior stile e proprietà di linguaggio, da chi professa d’esser professore, ad ogni piè sospinto.

Come noto, sedicente, tradotto dal burocratese, è colui che afferma di sé uno status od una qualità, senza riscontro.

Ora, come possa un oggetto inanimato qualificarsi sedicente, rimane un mistero.

Oltretutto, a sinistra, quando si perde la bussola di riferimento, si cade sempre nelle stesse trappole linguistiche.

Non era forse quarantanni addietro che il PCI qualificava sedicenti le brigate rosse, per rimarcare una distanza che, come colse per prima Rossana Rossanda, non c'era, perché facevano parte "dell'album di famiglia"?

Non pago, ci accusa di calzare il burqa.

E qui, si cade nel razzismo involontario, di chi attribuisce e distribuisce epiteti riferiti a qualità sgradite e temute negli altri (il copricapo degli islamici), senza nemmeno sapere di che parla.

Lo rinviamo, così, al verso 31 della sura XXIV, magari si accultura.

L'ignoranza della sharia in chi voleva la moschea a San Lazzaro, lascia basiti.

Ed è lui che ci accusa di cattiva politica.

Sul punto, si potrebbe avere un moto di maligna soddisfazione nell’elencare tutti i mirabili esempi della sua buona politica (case gialle e CIPEA, Ca' Ricchi e via Spinelli dicono nulla?), ma sarebbe come sparare ai piccioni in Piazza Maggiore ed è un ruolo che non ci piace.
Ci si limita, tuttavia, a registrare un incidente occorso ad un’anziana – narrato con dovizia di particolari sul Carlino di oggi – caduta per via di un doppio gradino di una pensilina eretta, quale opera a corredo del CIVIS.

È l’occasione per rimarcare che sino ad oggi è sfuggito a tutti, Sindaco per primo, che il CIVIS ha provocato modifiche viarie, erette senza alcun riguardo a qualsiasi norma, dal rango regolamentare in su, italiana e comunitaria, in materia di sicurezza stradale.

Restringimenti di carreggiata, gradini alti a spigolo vivo, ostacoli fissi in mezzo alla sede viaria, sono tutti elementi che – per dato statistico – prima o poi provocheranno incidenti gravi agli utenti più esposti, pedoni, ciclisti, motociclisti.

Qualcuno si ricorda delle cordolature apposte in Bologna?

Bene, prima di essere tolte, hanno provocato incidenti gravi, con un conseguente onere risarcitorio in capo al Comune di Bologna.

Aspettiamo sfiduciati, la prima richiesta avverso il Comune di San Lazzaro, responsabile della manutenzione e gestione delle strade comunali.
Questa è la buona politica, lasciare che pesantissimi rischi potenziali attentino alla salute dei cittadini ed alle casse comunali.

domenica 1 maggio 2011

CIPEA II: LA DISCUSSIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

L'interpellanza urgente presentata dall'On. Enzo Raisi sul caso CIPEA e vicende connesse ha ricevuto risposta da parte del Sottosegretario all'economia e finanze, On. Sonia Viale, alla quale lo stesso Raisi ha replicato. Diamo conto, come sempre, dell'intero dibattito svoltosi alla Camera dei Deputati, reperibile al seguente link (a partire dalla pag. 88 del resoconto stenografico):

http://nuovo.camera.it/412?idSeduta=469&resoconto=stenografico&indice=cronologico&tit=00090&fase=#sed0469.stenografico.tit00090.sub00050

Consigliamo un'attenta lettura e per facilitarla abbiamo evidenziato i passaggi più gravi, nei quali si dà conto di tutto ciò che negli ultimi 10 anni è accaduto in questo Comune, e che sembra si stesse per verificare nuovamente con la vicenda CIPEA, ma qualcosa nel perverso meccanismo sembra essersi inceppato (Belzebù si intende bene di perversi meccanismi).

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PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01058, concernente iniziative di competenza in merito a presunte irregolarità da parte di esponenti del comando provinciale Pag. 88della Guardia di finanza di Bologna in relazione ad un intervento edilizio nel comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENZO RAISI. Signor Presidente, nonostante il mio turno fosse altro, ho atteso per ultimo, ma adesso vorrei avere lo spazio per raccontare questa vicenda. La vicenda qui trattata ha come comune denominatore un intreccio assolutamente poco chiaro di rapporti tra corpi dello Stato e pubblica amministrazione. È inutile sottolineare in questa sede che questi contatti sono rigidamente regolamentati dal codice e norme deontologiche e che la loro elusione genera una profonda ferita al tessuto sociale, nonché una generale sfiducia, di riflesso, nelle istituzioni dello Stato.
Qui accade, da molti anni, che all'interno di un ricco territorio quale quello della provincia di Bologna e, segnatamente, del comune di San Lazzaro di Savena, si manifestino incessanti forme speculative nel ramo urbanistico. Ricordiamo che, forse non a caso, il comune di San Lazzaro di Savena si pone ai vertici per reddito pro capite del nostro Paese. Le politiche abitative di questa città hanno puntato da molti anni su forme di edilizia sociale convenzionata e sovvenzionata che, in realtà, come dimostrano i fatti, sembrano oggi potersi classificare senza tema di smentita in un coacervo di speculazioni, illeciti, favoritismi, forme di evasione fiscale, di abusivismo e truffe.
Dico questo perché, laddove lo strumento di gestione e di controllo di queste forme di edilizia sociale destinate a classi meno abbienti risulta fragile o peggio compromesso da un sistema di connivenze e di assenza di verifiche, allora tutto questo non può che tradursi in un mero spot politico sulla pelle delle fasce di popolazione meno abbienti.
Voglio però aggiungere alcuni dati che da soli possono fornire elementi di forte impatto a questa introduzione. Vale la pena di esplorare questa edilizia convenzionata e sovvenzionata da fondi pubblici della regione Emilia Romagna che matura nella ricca San Lazzaro di Savena, partendo proprio dai prezzi che interessano le fasce popolari cui questa edilizia è destinata.
Premetto, ma è scontato, che al comune di San Lazzaro di Savena spetta il rigoroso controllo di ciò che avviene nell'ambito di queste programmazioni territoriali. Il controllo urbanistico non è discrezionale ma è obbligatorio sia in costanza di elargizioni di denaro pubblico sia in costanza di denunce di abusivismo edilizio e di illegalità.
Ecco, dunque, il primo elemento in esame: i costi delle case popolari. Il costo di cessione degli immobili popolari, detto PICA (Prezzo iniziale cessione alloggi), è stabilito dal comune di San Lazzaro di Savena attraverso la proposizione da parte degli attuatori di contratti di appalto, ove è indicato il costo dei fabbricati che andranno realizzati. È una procedura assolutamente chiara: i soggetti attuatori depositano contratti ove è indicato il costo del fabbricato nell'ambito della convenzione stipulata con l'ente pubblico. Il comune ricaverà dall'importo indicato su quel contratto e dalla somma di altre voci di spesa (costo delle aree, spese tecniche e via dicendo) il costo al metro quadro delle case da applicare all'acquirente. Se una di tali voci è dolosamente modificata, è evidente che il costo di questo intervento destinato a fasce deboli risulterà falsato.
Così nel tempo si viene a scoprire che mentre i soggetti attuatori fatturano quello stesso contratto di appalto per un importo di 2 miliardi e 250 milioni di vecchie lire, ne depositano copia identica allegata all'atto di convenzione con l'ente pubblico maggiorata di ulteriori 400 milioni di lire e con un bel timbro di copia conforme all'originale. I riscontri dei consulenti del pubblico ministero Gustapane di Bologna, che a lungo si è occupato di queste vicende, diranno poi che, evidentemente, in convenzione vi è depositato un contratto privo di riscontro contabile e fatturativo, ma che ugualmente genera i costi di quelle case. Cosa se ne desume? Se ne desume chiaramente che un finto contratto di appalto ha dolosamente maggiorato i costi di un intervento destinato a fasce deboli. Il fatto è di straordinaria gravità.
Il sindaco di San Lazzaro di Savena, cui competerebbe l'annullamento in autotutela di queste forme di illegalità, omette di annullare la convenzione, arrecando peraltro un danno all'erario poiché l'annullamento delle convenzioni per illeciti commessi dall'attuatore prevedono l'applicazione di penali contrattuali da parte dell'ente pubblico e l'annullamento della convenzione.
Voglio fornire subito un altro elemento di riflessione: si reputa possibile che un intero quartiere sorto con costruzioni in sola edilizia convenzionata nell'anno 2000, finanziato quindi da fondi della regione Emilia Romagna e beneficiario di agevolazioni fiscali, sia stato integralmente condonato o sanato dai soggetti attuatori nell'anno 2004, a soli quattro anni dalla data di costruzione? È un interrogativo inquietante.
La risposta è però affermativa perché un intero azzonamento urbanistico, il numero 9, è risultato gravato da forme di abusivismo edilizio insanabili, dall'assenza di collaudo statico degli edifici, dal rilascio arbitrario di concessioni edilizie da parte del comune di San Lazzaro. Perché questo dicono le consulenze sempre del pubblico ministero Gustapane: abusi insanabili ma ugualmente e arbitrariamente sanati dallo stesso comune attraverso il rilascio arbitrario di concessioni in sanatoria.
Queste consulenze dicono anche che molte licenze in variante furono concesse violando le convenzioni che non soltanto non potevano rilasciarsi, ma che addirittura il comune ebbe ad incassare oneri dai costruttori non esigibili. Quelle perizie commissionate dal pubblico ministero Gustapane dicono anche che molte costruzioni furono realizzate addirittura apportando varianti senza neppure ottenere i preventivi permessi a costruire. Dicono anche che mentre un quartiere intero otteneva finanziamenti e agevolazioni per l'edilizia convenzionata su un progetto edificatorio rigido e ineludibile, il comune permetteva edificazioni supplementari su quei fabbricati che i costruttori commercializzavano con realizzazioni di piani aggiuntivi semiabusivi.
Mentre sulla carta restavano progetti e convenzioni che avevano dato origine a quelle costruzioni, nella realtà quei dati e quegli indici edificatori mutavano. In altre parole, si finanziavano progetti per l'edilizia sociale sulla carta e abusi edilizi e speculazioni nella realtà.
Ecco, quindi, sorgere palazzi convenzionati e sovvenzionati semiabusivi, senza collaudo statico, regolarmente finanziati dalla regione Emilia Romagna e addirittura, dulcis in fundo, con assegnazioni irregolari a non aventi titolo e nello specifico anche a militari privi dei requisiti di reddito.
Rimarco ancora un dettaglio: non un solo atto catastale di quegli edifici è stato ritenuto rispondente al reale, e quindi è falso. Ma questo è solo un dettaglio. Le attività di abusivismo edilizio avvenivano liberamente e peraltro nella costanza di denunce pubbliche dei cittadini, della stampa e senza che mai un solo intervento di legge le frenasse.
Detto quanto sopra, vi domando se e quali ulteriori forme di illecito restassero da compiere, considerato che l'intero codice penale era stato pressoché violato.
Allora, perché il pubblico ministero Gustapane non contestò alcun reato? Perché il pubblico ministero Gustapane non sottopose a sequestro molteplici atti falsi? E perché non sottopose mai ad interrogatorio chi aveva sottoscritto quei contratti di appalto falsi? Perché non perseguì chi rilasciò concessioni in sanatoria illegittime? Perché non perseguì chi acquisì oneri costruttivi non esigibili?
Risulterebbe addirittura che nell'ambito di alcuni procedimenti penali le denunce dei cittadini in carico al pubblico ministero titolare delle inchieste venissero inviate a mezzo posta ai pubblici amministratori di San Lazzaro di Savena che erano oggetto di quelle stesse denunce.
Questo elemento, se non fossero sufficienti tutti gli altri già enunciati, dà l'esatta misura di un dato mostruoso: i cittadini, vittime di quei reati, non solo divenivano oggetto della più malsana speculazione, ma finivano nelle spire di una giustizia che ridicolizzava i loro diritti elementari e che tutt'ora prosegue in tale cammino.
La vicenda ha un aspetto ulteriore che la suggella. Il consulente del PM Gustapane, che rilevò tutte queste gravissime condotte, è l'ingegnere Emiliano Arcangeli. Lo stesso ingegnere Arcangeli è colui che, su nomina questa volta, finalmente, di un altro PM di Bologna ovvero la dottoressa Poggioli, ha recentemente riscontrato in un altro comparto edilizio del comune di San Lazzaro di Savena altre forme di abusivismo edilizio nel cosiddetto cantiere CIPEA dove opera la Idroter e dove sono avvenuti addirittura arresti per estorsione e indagini per corruzione.
Sorge spontaneo domandarsi: perché, dunque, se addirittura il medesimo consulente rileva identiche forme di abusivismo edilizio in quel medesimo territorio, il PM Poggioli dà seguito all'azione penale e il PM Gustapane se ne astiene per un tempo calcolabile in almeno 7 anni?
Vi è dunque in questa storia un aspetto di gravità a dir poco inaudita e che solleva un inquietante interrogativo: i pubblici amministratori di San Lazzaro di Savena e alcuni soggetti attuatori hanno forse goduto di franchigie di legge? E perché continuano a rimanere attive convenzioni urbanistiche dove il prezzo delle case popolari è determinato da un finto contratto di appalto?
Se questo territorio è garantito da un sistema impunito e aggressivo allora non deve stupire se, proprio di recente, la squadra mobile di Bologna, pregevolmente guidata dal dottor Fabio Bernardi, ha sequestrato un'agenzia immobiliare a San Lazzaro di Savena nell'ambito dell'operazione Golden Jail. Orbene, quell'agenzia era della 'ndrangheta. E, se un'organizzazione criminale di quella caratura sceglie di svolgere in quel territorio attività immobiliari, è perché in quel contesto tutto è evidentemente possibile e questo non sfugge alle mafie.
Permettetemi ora di analizzare un altro aspetto di questa vicenda. Ho richiesto con estrema sollecitudine l'impegno del Governo a predisporre una ispezione urgente presso il comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna. Ritengo doveroso, intanto, rivolgere un sentito apprezzamento ai militari di quel corpo che mi hanno espresso in questi giorni molti attestati di stima per la mia precedente interpellanza urgente.
Tutto ciò è la riprova del fatto che si è perfettamente compresa la mia personale intenzione di evitare forme di generalizzazione o di confusione tra le condotte di pochi con quelle dei tanti militari che prestano un servizio insostituibile alla comunità. Voglio qui precisare che, rispetto ai fatti che qui cito, nulla è di responsabilità degli attuali vertici della Guardia di finanza di Bologna, ma dei precedenti.
Ma il punto è decisamente un altro. Non è possibile che un gruppo di militari della Guardia di finanza, che ho ampiamente segnalato nella mia interpellanza urgente, abbia fruito di alloggi pubblici eludendo gravemente degli obblighi di legge. Non risulta essere mai pervenuta alla procura di Bologna alcuna denuncia da parte dei militari della Guardia di finanza dimoranti nelle abitazioni di via Speranza sia relative a forme di evasione fiscale che qui si verificavano (si pagava nel corso della costruzione degli edifici l'IVA al costruttore senza che questi emettesse fattura) sia relative a forme di abusivismo edilizio a cui assistevano in deroga ai propri obblighi di legge.
Aggiungo ancora che tra i suddetti militari, uno dei quali addirittura assistente di un PM della procura di Bologna, figurava privo di requisiti di reddito senza che le indagini lo sfiorassero minimamente.
Altri militari invece, fruivano di quelle medesime abitazioni dotate di mansarde abusive e di locali per i quali non corrispondevano alcun prezzo per le superfici come emerso dalle indagini. Ricordo che quegli stessi militari svolgono ancora oggi importanti incarichi presso il comando provinciale di Bologna che ha persino esperito indagini al riguardo, ma senza ovviamente neppure lontanamente esaminare il ruolo dei propri colleghi, praticamente dirimpettai di scrivania.
Non si poteva pertanto indagare su quell'amministrazione comunale, sui militari dello stesso comando coinvolti in vicende omissive e neppure sul sindaco di quello stesso comune.
Anzi, questa pretesa di giustizia è valsa ai cittadini vittime e denuncianti di quella speculazione la bolla pubblica di «cittadini rancorosi» da parte del sindaco di San Lazzaro di Savena Macciantelli, autore di una forma di pubblica riprovazione nei riguardi, a questo punto, non già di chi delinque, ma di chi subisce i reati nel suo comune.
Il comando provinciale di San Lazzaro di Savena ha quindi svolto indagini sul comune di San Lazzaro di Savena attraverso i propri militari rapportandosi in maniera inadeguata, informale e senza equidistanze di legge con le persone di quella stessa amministrazione oggetto dell'inchiesta. Quello stesso comando ha ricevuto nel maggio 2010 una offerta di case equivoca ed inopportuna dal sindaco di quello stesso comune che era al centro di inchieste da parte di quel medesimo comando.
L'offerta è pervenuta al comando e ad una misteriosa cooperativa edilizia CASA, attraverso informali incontri, in previsione dell'approvazione del POC (Piano operativo comunale) in un momento storico in cui questo non esisteva, né era prossimo all'approvazione.
Il sindaco Macciantelli ha dichiarato di recente alla stampa che trattavasi di incontri regolarmente verbalizzati dai suoi uffici. Gli incontri sarebbero avvenuti in maniera informale, ma si sarebbero tradotti in circolari ufficiali da parte della Guardia di finanza, definendosi in una offerta precisa che appare assolutamente disdicevole e di inaudita gravità.
Nello stesso periodo quel comando aveva in corso attività di verifica fiscale a carico del CIPEA di Bologna e, inoltre, ivi erano pervenute denunce di cittadini sullo stesso cantiere CIPEA di San Lazzaro di Savena già dal dicembre 2009.
Il comando provinciale di San Lazzaro di Savena indagava, inoltre, dal 2008 sul comune di San Lazzaro di Savena nell'ambito del procedimento penale 5661/08. Ma non è ancora tutto: dal luglio 2010, sempre quello stesso comando, sempre incaricato dal PM Gustapane, indagava ancora sull'operato del sindaco Macciantelli a seguito di un nuovo esposto con il quale si richiedeva il sequestro sia dei contratti di appalto di cui si è detto sia di altra documentazione falsa agli atti di quell'ente.
Nell'aprile 2010 il direttore del CIPEA, Gianluca Muratori, organizzava un convegno - questo è il massimo - presso la Confartigianato con il Generale Piero Burla, comandante di quel comando provinciale. Per la cronaca, il segretario particolare del generale Piero Burla era il maresciallo Cucinotta, oggi indagato per corruzione, al quale era destinata proprio una casa del Consorzio CIPEA facente capo al cantiere oggetto dell'indagine e della segnalazione pervenuta dalla cittadinanza alla guardia di finanza.
È superfluo aggiungere che il segretario particolare di un generale sia a conoscenza di tutta la corrispondenza di un reparto, ergo delle denunce e delle informative di reato così come il proprio comandante che, nel momento in cui partecipava al convegno alla Confartigianato, era quindi perfettamente a conoscenza di ciò che andava maturando sul territorio di San Lazzaro di Savena e delle attività di verifica e investigative a carico del CIPEA.
A settembre 2010 si registrava un nuovo incontro informale tra esponenti di quel comando e il responsabile alla pianificazione territoriale del comune di San Lazzaro di Savena. Inutile ribadire che quell'ufficio, unitamente all'assessorato all'urbanistica, è preposto ai controlli urbanistici e alla verifica delle assegnazioni delle case popolari e segnatamente anche delle case di via Galletta, una delle quali proprio destinata al Cucinotta, segretario particolare del comandante del comando provinciale della guardia di finanza. I fatti non lasciano adito ad alcun dubbio.
Voglio rimarcare ancora la necessità che il Governo proceda ad una ispezione formale poiché è altrettanto scabroso un ulteriore dato in mio possesso relativo a nuove e sempre più inquietanti circostanze. Il comando provinciale nelle sua nota menziona una proposta di case giunta ai militari dall'immobiliare Castenaso Srl, dopo un incontro avvenuto presso il comando provinciale di Bologna per il tramite della mediazione della signora Rosa Capobianco, titolare di omonima agenzia con sede in via Spinelli n. 24 in San Lazzaro di Savena.
Orbene, posto che non risulterebbe visibile alcuna agenzia ubicata in via Spinelli n. 24, sarebbe emerso che la signora Capobianco altri non sia che la coniuge di un militare di quello stesso comando impiegato proprio nel gruppo che curava le indagini sul comune di San Lazzaro di Savena. Le circostanze danno la misura di una commistione che a questo punto oserei definire imbarazzante, come abnorme è la circostanza che vede quegli stessi militari permanere tuttora ai loro posti, senza la benché minima adozione di misure da parte del comando attuale.
Quindi, può considerarsi normale tollerare che chi omise la denuncia di abusi edilizi e fiscali, chi fruì di case senza possesso di requisiti, chi dichiarò la propria casa non idonea per aver accesso all'edilizia convenzionata smentito dalle planimetrie, chi non corrispose alcun prezzo per le superfici di giardini, mansarde e spazi condominiali, chi è formalmente indagato per corruzione svolga tuttora funzioni importanti all'interno dello stesso comando?
Concludo con un accenno alla conduzione delle indagini e al ruolo di un ente pubblico nell'ordinamento normativo italiano. L'azione penale è tuttora ritenuta obbligatoria dal nostro ordinamento ed ha un preciso fondamento costituzionale. La garanzia di legge è lo strumento che fornisce alla collettività la certezza della serena convivenza e dei diritti costituzionali. Se, come sembra, l'applicazione della legge diventa fattore discrezionale anche in costanza di risultanze investigative certe, allora si può, a giusto titolo, parlare di anomalia. È dunque catalogabile solo come anomalia inviare a mezzo posta le denunce agli indagati? È solo anomalia che un ufficiale della guardia di finanza del solito comando provinciale prepari le bozze di archiviazione in luogo del pubblico ministero titolare delle indagini?

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la invito a concludere.

ENZO RAISI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. È solo anomalia non effettuare un solo sequestro, disattendendo integralmente le conclusioni peritali dei propri consulenti, non sottoporre ad interrogatorio chi sottoscrive un contratto di appalto falso e lo deposita in una convenzione urbanistica?
Non mi dilungo ulteriormente, ma credo onestamente che la collega sottosegretario abbia compreso la gravità della situazione di cui stiamo parlando ed attendo serenamente la sua risposta per poi riservarmi la mia replica.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in riferimento agli ulteriori elementi richiesti dagli onorevoli interpellanti con il documento in esame, rispetto a quanto già riferito in esito all'interpellanza svolta presso quest'Aula in data 14 aprile 2011, il comando generale della guardia di finanza, sentito il comando regionale Emilia Romagna, riferisce quanto segue.
Con nota protocollo n. 49176 del 30 novembre 2009, il comune di San Lazzaro di Savena ha trasmesso via posta al comando provinciale della guardia di finanza di Bologna una segnalazione pervenuta a quella amministrazione comunale a firma di due cittadini relativa all'acquisto di un immobile ubicato in via Galletta. Tale nota è stata protocollata al n. 307053/09 del 10 dicembre 2009 e trasmessa al II gruppo Pag. 93della guardia di finanza di Bologna, per quanto di competenza, con nota n. 322136/09 del 21 dicembre 2009.
In particolare la citata segnalazione denunciava una serie di irregolarità nella gestione delle vendite di alloggi in edilizia convenzionata, di cui alla legge regionale n. 31/2002 e, inoltre, la presunta applicazione alla suddetta vendita di un prezzo maggiorato rispetto a quanto stabilito dalla convenzione tra il comune di San Lazzaro di Savena e il soggetto attuatore. Le vendite degli immobili erano affidate alla società CIPEA Holding Spa, avente sede in Bologna, a mezzo di un suo procuratore speciale dipendente della società Idroter Srl.
Nella predetta segnalazione veniva esposto che il procuratore speciale avrebbe sottoposto ai due acquirenti preventivi di vendita con prezzi maggiorati rispetto a quanto stabilito nella convenzione.
L'attività investigativa del II gruppo di Bologna si è conclusa in data 8 giugno 2010 con la denuncia per i reati di cui agli articoli 56, 81 e 317 del codice penale (concussione) del responsabile incaricato dal comune di San Lazzaro di Savena alla gestione delle vendite dell'intervento di edilizia convenzionata.
La notizia di reato veniva indirizzata all'ufficio ricezione atti della procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna. Le attività di servizio, coordinate dal comandante del II gruppo di Bologna, sono state dirette dal comandante del nucleo operativo e svolte da numerosi militari della Guardia di finanza. Nel periodo novembre-dicembre 2009 il generale cui fanno riferimento gli interpellanti era comandante provinciale della Guardia di finanza di Bologna e non comandante del nucleo provinciale, come indicato nell'interpellanza stessa.
Per quanto riguarda il convegno citato nell'atto di sindacato ispettivo, in data 13 aprile 2010 la Confartigianato imprese di Bologna ha organizzato un convegno dal titolo «Modello di organizzazione e gestione ex decreto legislativo n. 231 del 2001 come strumento di tutela preventivo delle società». A tale convegno hanno partecipato le persone citate nell'interpellanza, tra cui lo stesso generale ivi citato, autorizzato, in qualità di relatore sul tema «l'attività di indagine della guardia di finanza finalizzata all'accertamento delle responsabilità amministrative», dal comandante regionale Emilia Romagna con nota n. 73584/10 del 19 febbraio 2010 del Centro addestramento regionale Emilia Romagna.
Il procedimento penale n. 5661 del 2008 trae origine da un esposto depositato il 3 ottobre 2007 presso la procura della Repubblica di Ancona, relativo a presunte irregolarità afferenti l'intervento edilizio effettuato dalla Cooperativa Edilcasa in San Lazzaro di Savena, consistito nella realizzazione di tredici alloggi, per i quali la stessa cooperativa, a seguito di una richiesta avanzata il 1o marzo 1995, otteneva dalla regione Emilia Romagna un finanziamento destinato a particolari categorie sociali.
L'esposto era una riedizione dei medesimi fatti già oggetto di indagini della procura della Repubblica di Bologna, culminati tutti con archiviazione e per i quali le relative indagini erano state esperite dalla sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato.
All'approssimarsi della scadenza dei termini d'indagine venne fatta visionare al pubblico ministero requirente una bozza di rapporto di esito di indagini. Il pubblico ministero, dopo averla esaminata, richiese alcune integrazioni e consegnò un file contenente una sua bozza di richiesta di archiviazione con preghiera di inserirvi il rapporto esito indagini conclusivo e le integrazioni da lui richieste.
Con nota n. 0237037 del 26 ottobre 2009, il nucleo di polizia tributaria di Bologna depositava, pertanto, la richiesta bozza di archiviazione integrata con l'esito conclusivo delle indagini. La predetta nota era a firma del comandante del Gruppo tutela mercato, beni e servizi, giuste disposizioni sulla firma d'ordine emanate dal comandante del nucleo pro tempore, con foglio n. 4 datato 1o settembre 2006 e successivamente ribadite con foglio Pag. 94n. 20297 in data 26 settembre 2007, nelle quali si richiamavano le disposizioni già impartite con riferimento alla casistica in argomento dal Comando generale della Guardia di finanza al punto 3 della circolare 298000/319 del 12 settembre 1992.
Conseguentemente, nel caso di specie, il tenente colonnello a cui fanno cenno gli interpellanti risultava legittimato dalle disposizioni vigenti del comando nucleo polizia tributaria di Bologna ad inviare all'attenzione del pubblico ministero, cui fanno cenno gli interpellanti, la predetta nota. Per quanto riguarda gli incontri informali svoltisi nel maggio e nel settembre 2010 citati nell'interpellanza, si precisa che con tale espressione si è voluto intendere che gli incontri in argomento sono avvenuti privi di formalità, quali la convocazione scritta e la verbalizzazione del contenuto, fermo restando che gli stessi si sono tenuti regolarmente presso l'ufficio dell'assessore cui fanno cenno gli interpellanti nel comune di San Lazzaro di Savena. Ai citati incontri (13 maggio 2010 e 7 settembre 2010) hanno partecipato numerosi ufficiali del comando provinciale di Bologna.
L'esito di tali incontri, che hanno avuto il medesimo contenuto, è stato comunicato sia al comando regionale, per la divulgazione al Reparto TLA Emilia Romagna ed al COBAR affiancato, nonché ai reparti dipendenti dal comando provinciale con le seguenti note: n. 309474/10 del 4 agosto 2010 e n. 353082/10 del 10 settembre 2010 dirette al comando regionale Emilia Romagna; n. 312681/10 del 6 agosto 2010 e 351872/10 del 10 settembre 2010 dirette ai reparti dipendenti dal comando provinciale di Bologna.
Non sono stati effettuati sequestri di iniziativa, né eseguiti decreti di sequestro in ordine a contratti di appalto privi di riscontro fatturativo relativi a convenzioni urbanistiche del comune di San Lazzaro di Savena ad opera dei reparti dipendenti dal comando provinciale. Numerosi sono i militari della guardia di finanza che, a vario titolo, sono stati interessati agli episodi di cui è cenno nell'interpellanza, ma in via generale, poiché sono in corso indagini da parte della magistratura e anche per ragioni di privacy, non si ritiene opportuno fornire i nominativi richiesti.
Per quanto attiene la richiesta di conoscere se siano state assunte iniziative di carattere disciplinare nei confronti del pubblico ministero cui fanno cenno gli interpellanti, il competente Ministero della giustizia ha confermato gli elementi già forniti in sede di risposta all'interpellanza n. 2-01035.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Non me ne voglia, ma non mi ritengo soddisfatto.
Il mio intervento è stato chiaro e, anche per chi ci ascolta, è evidente l'intreccio imbarazzante di vari organi dello Stato in questa lunga vicenda che si trascina da tempo, con soggetti che ritornano e che sono coinvolti a vario titolo nelle diverse indagini: un pubblico ministero, alcuni elementi della Guardia di finanza, un sindaco.
Ho preso atto, come in precedenza, che l'unica volta che sono cambiati il magistrato ed il Corpo di indagine, ossia dalla Guardia di finanza si è passati alla Polizia di Stato, finalmente è emerso qualcosa di questo intreccio.
Prendo atto della nota imbarazzante pervenuta da parte del comando della Guardia di finanza, che comunque ringrazio perché comprendo la posizione in cui si trova anche rispetto al silenzio sui nominativi dei militari coinvolti. È evidente che mi aspettavo da parte loro, quantomeno, un atteggiamento più severo rispetto a chi ha confuso il proprio ruolo di rappresentante dell'ordine pubblico con la propria attività privata e personale.
Posso già annunciare che non mi fermerò qui, anche perché la risposta del Ministero della giustizia mi fa sorridere. In questa vicenda vi è un pubblico ministero che si è comportato in un modo che va chiarito perché egli ha deliberatamente lasciato prescrivere un'indagine portandola avanti per sette anni. Ho già detto nel mio intervento che un altro pubblico ministero, in pochi mesi, è arrivato a compiere accertamenti e ha, giustamente, cominciato a fare rilievi e ad emettere mandati e avvisi di garanzia.
È stato cinturato e sequestrato un cantiere che in questi giorni è stato dissequestrato. Scioccamente, il responsabile di quel cantiere ha detto che si è risolto il problema. In realtà, è stato dissequestrato perché sono stati eliminati quegli abusi che qualcuno aveva compiuto; quindi, in realtà gli abusi rimangono in piedi dal punto di vista del provvedimento giudiziario, ma sono stati eliminati perché il PM ha imposto che venissero svolti i lavori perché gli abusi venissero rimossi. Questo è l'unico motivo per cui è stato dissequestrato il cantiere. Questo era stato sequestrato per evitare che qualcuno inquinasse le prove, oggi, avendo proceduto ad eliminare quegli abusi, è stato dissequestrato.
Prendo atto, ripeto, dell'imbarazzante risposta della Guardia di finanza che, peraltro, era a conoscenza della partecipazione del generale Burla ad un convegno promosso da un presidente che era indagato per gli stessi fatti. Probabilmente chi lo ha autorizzato non era informato, ma la responsabilità è anche di chi ha partecipato a quel convegno perché tutti sapevano che era in corso questa indagine, anche perché era lo stesso Corpo della Guardia di finanza che stava indagando. Quindi, da questo punto di vista, trovo veramente incredibile quanto è accaduto. Immaginate voi se una cosa di questo genere fosse successa in altre parti d'Italia.
Credo che, ancora oggi, la risposta che avete dato non ha eliminato quei dubbi circa la sussistenza di intrecci che ho indicato chiaramente nella mia illustrazione iniziale, anche se vedo un passo in avanti. Vedo, finalmente, da parte della Guardia di finanza l'impegno a verificare effettivamente quello che è accaduto. Immagino che stiano svolgendo delle indagini interne e giustamente, lo trovo corretto, vi è una richiesta di privacy per non fornire i nomi dei militari che sono nell'occhio del ciclone, questo, però, a dimostrazione che abbiamo colpito nel segno e che effettivamente vi è da parte del Corpo un certo imbarazzo.
Ribadisco in questa sede che vi sono poche mele marce in un Corpo che stimo e per il quale nutro il massimo rispetto. Nessuna responsabilità può essere attribuita agli attuali vertici della Guardia di finanza della mia città che sono venuti dopo, che non hanno alcun tipo di relazione con la vicenda in oggetto e nei confronti dei quali nutro il massimo rispetto visto che anche loro, sicuramente, hanno già proceduto ad assumere qualche iniziativa per evitare il verificarsi di problemi accaduti in passato.
Quindi, posso solamente ringraziare gli attuali vertici per il loro atteggiamento. Certo, però, che i dati che emergono sul passato sono molto fastidiosi. Ricordo che, come ho già detto nella mia illustrazione, queste case erano destinate alla povera gente. Non è possibile che si siano fatte speculazioni su queste case e che elementi delle forze dell'ordine abbiano approfittato del loro ruolo per occupare abusivamente queste case.
Questo è il dato fondamentale a mio parere, al di là di quello che c'è stato, ovvero una copertura generale: ognuno ha cercato di coprire l'altro. C'è stato un gioco a chi copriva di più di fronte a degli abusi che sono evidenti. Pensate voi che un intero comparto edilizio è stato sanato su elementi che erano insanabili! Io non so cosa si sia inventato questo Comune, tant'è che adesso sono sotto processo e sotto indagine anche elementi di quella Amministrazione. Finalmente, qualche breccia si è aperta, finalmente qualcuno ha deciso che non è più il caso di tappare la pentola.
Però secondo me, anche per chi ci ascolta, non è ben chiaro lo scandalo, di cui stiamo parlando. Veramente questo è un intreccio che, forse, saremo anche abituati a vedere in altre zone di Italia, ma non certo nella mia Emilia, che è sempre stata abbastanza rigida nei controlli e nelle attenzioni di questo tipo. Purtroppo è accaduto. Ed è accaduto, perché anche da noi accade. Il fatto stesso - quando io feci quella nota - che era stata sequestrata un'agenzia immobiliare nello stesso comune, che, guarda caso, era di esponenti appartenenti alla 'ndrangheta, già spiega come si è abbassato anche il livello di controllo e di guardia nel nostro territorio. E questo deve essere un campanello di allarme per tutti quanti noi che viviamo al nord e nelle nostre aree.
Ecco le ragioni per cui, signor sottosegretario, signor Presidente, non posso che preannunciare che ci sarà un terzo «episodio» di questa vicenda. Ribadisco, infatti, che io da qui non faccio un passo indietro, finché non avrò chiarito la posizione di un magistrato, che deve assumersi la responsabilità per il suo comportamento. Quanto ha risposto il Ministero di giustizia, qui sì è veramente da annotare, è insufficiente, perché almeno il vostro Ministero ha cercato attraverso la guardia di finanza di dare qualche spiegazione, mentre il Ministero di giustizia ha fatto sorridere. Infatti io voglio capire: qui facciamo tutti la battaglia sulla legalità e quando tocca a un magistrato - questo è il caso tipico - tutti si nascondono. Vorrei anche capire dal Ministro di giustizia, che viene qui sempre a spiegarci che i comportamenti dei giudici e dei magistrati devono essere posti sotto controllo, come possa dare una risposta in questa sede di questo tipo. È una risposta ridicola, perché mi deve rispondere rispetto agli inquietanti interrogativi, che io ho esposto in questa sede.
Non è, infatti, che si può voler la battaglia solamente quando si parla di Berlusconi. Allora, i giudici danno fastidio solamente quando si tratta di Berlusconi. Quando invece i giudici si comportano male con la povera gente, allora non gliene frega niente a nessuno. Questo non è accettabile. Non è accettabile, perché la giustizia in questo Paese deve essere uguale per tutti. Se qualche magistrato sbaglia, quando opera nei confronti del Primo ministro, per carità, dovrà pagare nelle sedi opportune, ma deve anche pagare quando opera male nei confronti della povera gente.
Infatti qui c'è qualcuno che ha sbagliato. Quando hanno detto e spiegato che l'atto è stato prescritto, questo è avvenuto perché ci sono delle gravi responsabilità, perché qualcuno ci ha dormito sopra sette anni... sette anni. Tant'è che, quando è cambiato il magistrato, ahimè, sono partiti gli avvisi di garanzia e sono partite finalmente le indagini che dovevano essere fatte su un altro comparto, sempre di edilizia convenzionata, sempre nel medesimo territorio, però con un altro organo di polizia. Queste sono cose che non possono essere accettate e quel magistrato in qualche sede deve rispondere di questo. Non è possibile e non è pensabile che questo magistrato la passi liscia. Lo dico chiaro e tondo!
Per tale ragioni io voglio soddisfazione in questa sede, nella sede parlamentare, in nome dei cittadini di San Lazzaro - sono 500 in lista di attesa per quegli alloggi - che hanno visto violare i propri diritti. Questo «bubbone» - che da anni conoscono, tra l'altro, anche le pietre - va finalmente, una volta per tutte, riconosciuto nelle sedi opportune. Non l'hanno riconosciuto nelle sedi giudiziarie, perché hanno usato la prescrizione per nascondere la cosa. Ebbene voglio che sia riconosciuto in sede parlamentare.

NB. Negli ultimi giorni il Sindaco di San Lazzaro, tutt'ora indagato per le vicende suesposte, e chiamato pesantemente in causa dalle interpellanze dell'On. Raisi, non sapendo evidentemente a cosa aggrapparsi, ha pensato di chiedere aiuto al Segretario provinciale del suo partito, Raffaele Donini, che lesto è intervenuto, e ha ripreso nientemeno che un'infelice espressione del Macciantelli che ha utilizzato l'epiteto di "blog col burqa" indirizzandolo ai sempre più numerosi siti e blog che commentano le scabrose vicende che vedono protagonista la sua Amministrazione (e qualche signore nominalmente appartenente all'opposizione). Un solo commento: tale espressione, "blog col burqa", è evidente segno di somma ignoranza, in quanto come ahimè molti sanno, il burqa è un indumento che la donna nei Paesi islamici deve indossare come segno delle propria sottomissione. Forse ignoranza, forse lapsus freudiano, per cui il Sindaco vedrebbe volentieri questo e altri blog, tuttora liberi dal suo potere censorio, sottomessi a lui con tanto di burqa. Evidentemente è la massima espressione democratica che il Sig. Macciantelli e il suo fido Donini riescono a partorire. Li lasciamo volentieri a trovare consolazione nelle risultanze di queste interpellanze parlamentari, che sono la giusta risposta a loro e ai signori della finta opposizione, che l'On. Raisi cita allorché parla di "difesa stupida" di chi vorrebbe far credere che il cantiere CIPEA è stato dissequestrato, come a voler imbrogliare le carte in tavola e dire che tutto è risolto. Peccato che gli abusi siano stati sanati su ordine della Procura, come condizione per dissequestrare il cantiere, come riportato dall'On. Raisi. Peccato anche che gli indagati restino tali. Con la differenza però, che se ne stanno tutti zitti in attesa degli sviluppi, e invece vi sia il Direttore dei lavori che sbraita in preda a strane excusationes non petitae. A proposito di queste ultime, dovrebbe ricordarsi quel che dicevano gli antichi: excusatio non petita...accusatio manifesta.