venerdì 7 ottobre 2011

VILLA CICOGNA ATTO II

«Siamo di fronte ad un fallimento senza dimenticare che l’imprenditore, nonostante la crisi economica ha comunque speso qui molte decine di milioni di euro. La villa cinquecentesca è stata sistemata, ristrutturata, messa a norma e resa fruibile, è stato costruito un grande albergo e un altrettanto grande centro congressi; risorse investite per la riqualificazione di San Lazzaro. Il parco non è ancora del Comune ma tutti possono goderne come fosse un parco cittadino». Da L'Informazione del 7 ottobre 2011, parole del Sindaco di San lazzaro di Savena Marco Macciantelli.


Con queste parole si apre - o si chiude? - l'atto II di questa che i cittadini sanlazzaresi non sanno più se definire farsa o tragicommedia. Nell'articolo si dà conto di come appena un anno fa il sindaco annunciava che Villa Cicogna sarebbe diventata un bene pubblico, salvo poi precisare all'ultima assemblea pubblica di frazione che «la cerimonia si riferiva solo al godimento pubblico del bene e non al passaggio di proprietà». 
Già, perché notoriamente i cittadini conoscono la sottile differenza tra godimento di un bene privato concesso al pubblico e titolarità del bene medesimo. Soprattutto i cittadini si rendono conto di cosa ciò significhi qualora, come guardacaso è successo, il privato che prende in gestione il bene fallisce, lasciando così incompiuti tutta una serie di lavori e di adempimenti previsti dalla convenzione stipulata col Comune. Tanto che per mesi si è avuta un'erbaccia alta da far concorrenza alla foresta amazzonica (ma il Sindaco in effetti aveva detto che si trattava dei "giardini Margherita" di San Lazzaro di Savena, gliene va dato atto) e si poteva leggere quasi quotidianamente la costante lamentazione di Macciantelli sul fatto che non si potevano tagliare le erbacce "per colpa del patto di stabilità". Salvo poi apprendere quasi per caso in pieno agosto che lo stesso Macciantelli decideva con l'assenso di nemmeno tutta la Giunta (assenza pesante quella del vicesindaco Archetti) di deliberare un incarico ad uno studio legale per verificare le possibilità di intraprendere azioni legali contro "blog" critici verso l'operato dell'Amministrazione. E per fare ciò si decideva di prelevare 3.000 euro dal Fondo di riserva, vincolati a specifiche faccende urgenti, e di metterne a bilancio altri 3.400, per un totale di 6.400 euro. Meno male che era colpa del patto di stabilità. E meno male che ora all'interno di villa cicogna c'è un enorme albergo, chiuso, che ha devastato buona parte del parco. Tutto ciò evidentemente corrisponde al concetto di "riqualificazione" enunciato sulla stampa.
Dalla sottile distinzione operata dal Sindaco chissà se i cittadini si accorgono che se non c'è contratto definitivo a favore del Comune, il fallimento se lo riprende indietro? Evidentemente i signori Macciantelli e Schippa sono esperti di questioni fallimentari, dato che sono così sicuri che "qualsiasi futuro acquirente dovrà rispettare le convenzioni stipulate col Comune". Chissà l'assessore Schippa a cosa si riferisce con questo suo assunto. Il curatore fallimentare ha bloccato tutti i lavori e il passaggio di proprietà della Villa al Comune. E potrà revocare tutte le convenzioni stipulate col Comune. Non è dato sapere se Schippa pensava a convenzioni del tipo di quelle urbanistiche, stipulate con costruttori e che avrebbero dato luogo, secondo l'interpellanza parlamentare presentata dall'On. Raisi e riportata in questo sito, a contratti finti d'appalto depositati in Comune. Quelle convenzioni in effetti, seppur fonte di contratti di quel tipo, che avrebbero consentito la fissazione dolosa di prezzo iniziale cessione alloggi che a sua volta ha dato luogo, sempre stando all'interpellanza di Enzo Raisi, a contributi regionali non dovuti, sono tutt'ora vigenti. In effetti il Comune certe convenzioni le rispetta rigorosamente e anche le sue controparti.