martedì 28 giugno 2011

Un Comune tra "i più virtuosi"

E' di oggi la notizia che sono cominciati i lavori di bonifica dell'amianto della palestra Rodriguez a San Lazzaro, il tutto costerà 100.000 euro. Il vicesindaco Archetti ha annunciato che San Lazzaro sarebbe tra i Comuni più virtuosi nel campo della prevenzione contro l'amianto. Peccato che circa due anni fa o poco meno, dei cittadini segnalassero la presenza di amianto in diversi siti del territorio comunale e un consigliere comunale (Di Oto) presentasse una mozione per impegnare la Giunta alla prevenzione contro l'amianto, e la Giunta stessa assieme alla maggioranza consiliare tacciassero questi cittadini e il consigliere Di Oto di "procurato allarme". E' probabilmente una questione di prospettiva.
Chissà se succederebbe lo stesso anche oggi, se qualche cittadino o qualche consigliere comunale segnalasse che nel cantiere della Conad che prenderà il posto della vecchia Coop, si assistesse putacaso a sistematiche violazioni delle più elementari norme di sicurezza (nessun casco, nessuna cintura, ponteggi pericolosi), o se venisse denunciato l'abbattimento di tre alberi pubblici, o ancora la sopraelevazione di "funghi" di cemento.
Non lo possiamo affermare con certezza, perché forse questi cittadini e questi consiglieri, timorosi del clima di odio creatosi mediante reazioni scomposte a mezzo stampa o tramite altri mezzi, preferiscono ora starsene zitti.
Storie ordinarie di democrazia secondo il modello sanlazzarese.

domenica 26 giugno 2011

Aumenti tariffe Hera, Macciantelli non li esclude

Il 23 giugno scorso a pag. 7 de La Repubblica di Bologna, usciva un articolo a firma di Marco Bettazzi dal titolo "Acqua, nulla di fatto sugli aumenti". Lo riportiamo di seguito:

MARCO BETTAZZI IL DOPO-referendum spacca il fronte dei sindaci. Ieri, giornata in cui si doveva trovare la quadra sui nuovi aumenti da applicare alle bollette dell' acqua per coprire i minori consumi (con un +3,5% che diventerebbe un +7% su tutto l' anno, tenuto conto degli aumenti già decisi finora), la discussioneè saltata per la contrarietà di Imola e Bologna: quest' ultima chiede «una discussione a 360 gradi con Hera». «Dobbiamo riflettere ancora», riconosce Emanuele Burgin, della Provincia, contro cui si scaglia però duramente il primo cittadino imolese Daniele Manca: «Aumentare le tariffe dopo il referendum è un errore politico gravissimo. Non si fanno aumenti perché si consuma meno acqua». «Condivido - risponde a stretto giro di posta il collega di Bologna Virginio Merola -. Bisogna fare il punto sulle conseguenze del voto senza prendere decisioni affrettate». Va più in là il suo assessore, Luca Rizzo Nervo, che chiede di «discutere con Hera del pregresso, ma anche dei prossimi dieci anni. Dopo il referendum c' è un ripensamento complessivo». Quindi niente accordo sull' aumentoe tavolo rinviato alla prossima settimana. Quell' ulteriore 3,5% in più ipotizzato per compensare i minori consumi (78 milioni di metri cubi nel 2010, contro gli 81 previsti) rimane nel congelatore. «È meglio un aumento di poco oggi che una stangata domani, non possiamo fare altri debiti», sottolinea il sindaco di Minerbio Lorenzo Minganti, mentre da San Lazzaro Marco Macciantelli chiede «più tempo per discutere, e aumenti sostenibili e condivisi». «Fino al 2012 confermiamo gli impegni in base alle tariffe concordate», assicura l' ad di Hera Maurizio Chiarini, che per il dopo ha detto di non comprendere questa che chiama una «ventata integralista». «Abbiamo investito molto sul servizio idrico nonostante tariffe mediobasse», precisa. Hera dovrà però fare i conti anche con il possibile stop alla remunerazione del 7% sul capitale investito, bocciata dai referendum. L' ipotesi dei sindaci è di pagarla sui 10 milioni di investimenti già fatti, ma di riconoscere solo il 5% sui 16,5 milioni previsti fino a dicembre. Poco risparmio, perché quel 2% di differenza vale 330mila euro da dividere tra tutte le bollette. «Ma è significativo dal punto di vista politico, perché rispetterebbe il referendum», spiega Burgin.

Insomma, mentre i sindaci di Bologna e di Imola - con particolare chiarezza da parte di quest'ultimo - escludono un'ipotesi immediata di aumento delle tariffe, che sarebbe una beffa dopo la vittoria dei Sì al referendum del 12 e 13 giugno, il loro collega di San Lazzaro afferma proprio il contrario: chiede "più tempo per discutere, aumenti sostenibili e condivisi". Al contrario di quella dei sindaci di Bologna e Imola, Merola e Manca, i quali si mostrano anzitutto impegnati a difendere gli interessi dei loro cittadini, la dichiarazione del sindaco di San Lazzaro pare già proiettata nell'orbita di chi guarda anzitutto agli interessi della grossa multiutilities che da sempre in Emilia-Romagna è un carrozzone pubblico che funge da serbatoio per politici trombati o che abbiano terminato il loro mandato quali amministratori locali. In molti non si sono stupiti di questa uscita del primo cittadino sanlazzarese, poiché è noto che della città che è chiamato ad amministrare non gli è mai interessato granché (per usare un eufemismo). Ma ora non si tratterebbe più del consueto menefreghismo per San Lazzaro che ha sempre contraddistinto il suo mandato, bensì di una strategia che punti a sembrare interessato alla grossa società pubblica che tra alcuni anni dovrà rinnovare il suo Cda. In questa strategia si collocherebbe secondo alcuni anche la difesa del patto di sindacato che obbliga i Comuni a dismettere partecipazioni azionarie solo oltre una soglia che è molto alta, nonché la difesa - che parrebbe quella del classico difensore d'ufficio dei film di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Bombolo o Renato Pozzetto - del prestito obbligazionario non convertibile (sul Carlino di qualche giorno fa). Intanto il capogruppo PD in Regione, Marco Monari, al quale da sempre è legato il sindaco di San Lazzaro, ha già provveduto ad attaccare il sindaco di Bologna Merola per le sue affermazioni in difesa di un trattamento privilegiato alle coppie sposate nelle graduatorie comunali. Al lettore di queste notizie forse non salterà alla memoria la società Pablo srl, ma a molti sanlazzaresi invece sì.

lunedì 20 giugno 2011

LA PROPAGANDA DI REGIME

Il PD sanlazzarese, non pago dell'abnorme spazio di cui gode il Sindaco sui quotidiani locali (tanto che sempre più cittadini si chiedono a cosa sia dovuto questo curioso fenomeno che non si rinviene per nessun altro sindaco della Provincia e tantomeno per lo stesso sindaco di Bologna), distribuisce capillarmente un giornalino che, prima della fusione tra DS e Margherita, era onestamente intitolato "giornale del (P)DS sanlazzarese", e che ora è invece il sedicente "giornale della comunità sanlazzarese". Quale comunità, non è dato sapere. Una comunità che sia tale non accetterebbe di subire una propaganda degna del peggior soviet. Ma gli agit-prop hanno terreno fertile a San Lazzaro, e per rendersene conto basta sfogliare appunto il periodico "In Piazza". Una serie di interviste-monologo ad uso e consumo del baronetto locale, nelle quali non v'è traccia della realtà che i cittadini vivono. Un mondo virtuale, fatto di prati puliti e di case popolari assegnate senza problemi a chi ne ha bisogno, un mondo in cui i piani operativi comunali vengono discussi con la cittadinanza e dove la parola cemento quasi non compare.
Peccato. Molti cittadini sono stufi di questa propaganda autoreferenziale stile anni '50 (ricordate i film di don Camillo? con le vetrine dei negozi in cui erano esposte etichette "prodotti provenienti dalla Russia") e là dove possono, esprimono il loro sdegno per una politica arrogante e spocchiosa. Molti sono stufi della stessa opposizione, che a parte alcuni singoli consiglieri, non si è mai distinta per battaglie attente ai problemi della città, anzi è stata spesso supina alle politiche della stessa Amministrazione. E' dei giorni scorsi la notizia in base alla quale, al momento dell'approvazione del POC, il consigliere Aldo Noacco, indipendente nel PDL e indagato per illeciti urbanistici (e tuttora direttore dei lavori del cantiere Cipea di via Galletta, sotto inchiesta della Procura della Repubblica di Bologna), non fosse in aula, così come il suo collega Omer Maurizzi, vicepresidente del consiglio comunale molto gradito alla maggioranza, assente sin dall'inizio della seduta. Stesso scenario si ebbe nel 2009 al momento dell'approvazione del PSC. I cittadini non sono fessi. Nonostante la propaganda di regime, si sono accorti che qualcosa non va. Se n'è accorto anche l'On. Raisi che ha presentato due pesantissime interpellanze parlamentari in cui descrive scenari tutt'altro che edificanti per San Lazzaro. Il Sindaco resta sotto inchiesta per questioni legate all'urbanistica, così come è sotto inchiesta il consigliere Noacco. Maggioranza e pezzi di opposizione unite da uno stesso destino. Molti cittadini di San Lazzaro non vogliono avere nulla a che spartire con questi destini. Alcuni, per essersi ribellati a soprusi di ogni genere, sono stati e sono tuttora oggetto di minacce a mezzo stampa, vittime di un clima d'odio che non ha eguali in tutto il resto della Provincia. Nel frattempo, consiglieri comunali di opposizione che segnalano problemi per la collettività (es. amianto), vengono tacciati di procurato allarme. Per poi essere sbertucciati dalla stessa Giunta nel momento in cui questa si appropria delle stesse proposte di quegli stessi consiglieri tacciati di allarmismo. Strane storie di regime. Ma i regimi, così come qualsiasi altra cosa terrena, sono destinati a cadere.

giovedì 9 giugno 2011

RICAPITOLANDO SUL CIVIS...

Del Civis si è ormai parlato in tutte le salse e in tantissime occasioni, non ultimo su questo blog. Abbiamo ricordato come fino a poco tempo fa, il Sindaco di San Lazzaro lo abbia magnificato in ogni dove, facendosi fotografare al volante del possente mezzo dopo uno dei tanti giri di prova per le vie di San Lazzaro già ampiamente devastate dalla sua attuazione. Abbiamo ricordato come, dopo che il Civis è stato rinnegato sostanzialmente da tutti i suoi ex sostenitori, anche Macciantelli sia stato lesto nel prenderne le distanze, dichiarando prima "se non funziona, lo rimandiamo indietro" (a chi, di grazia?), poi dichiarando di avere avuto una "calendarizzazione" di una sua visita (di cortesia?) a Bologna in Procura, la quale indaga su diverse ipotesi di reato collegate agli appalti e alle pubbliche forniture (una di queste inchieste scaturisce dall'esposto del deputato PDL Fabio Garagnani). Visita durante la quale il primo cittadino avrebbe chiarito alcuni aspetti della vicenda per quanto di sua spettanza (San Lazzaro è stato il primo comune "cavia" che sin da subito accettò il progetto e la relativa attuazione), nonché avrebbe prospettato l'ipotesi di richiesta di danni in quanto il Comune potrebbe essere "parte lesa". Strano - sia detto per inciso - che per le numerose vicende giudiziarie legate ad abusi edilizi, violazione di norme legate all'edilizia convenzionata, norme igieniche che impediscono di costruire su cumuli di rifiuti tossici, case inaugurate e abitate senza certificato di abitabilità, contratti di appalto finti depositati ma non riscontrati contabilmente (così come riportato nelle interpellanze dell'On. Raisi), e danni economici importanti ai cittadini vittime di questa serie abominevole di abusi, egli primo cittadino non abbia mai sentito il dovere, morale prima ancora che giuridico, di costituirsi parte civile, come primo rappresentante del Comune, a tutela dei cittadini che li hanno subiti per lunghi anni. Stando alle interpellanze dell'On. Enzo Raisi, non ci si sarebbe fermati a ciò. Si sarebbero assunte condotte in aperta ostilità verso le vittime di tali abusi (consigliamo la lettura delle interpellanze in questione, in cui sono evidenziate le condotte assunte dal Sindaco a fronte dei fatti esposti).

Per tornare al Civis, stupisce una cosa: ora che la commissione ministeriale ha bocciato il progetto perché non in linea con gli standard di sicurezza, a San Lazzaro paradossalmente si annuncia che i lavori sulla via Emilia cominceranno presto e dureranno 5 mesi, mettendo d'accordo la Conad che aprirà al posto in cui sorgeva la vecchia Coop, e Ascom. Il Carlino (9 giugno 2011) conduce una piccola inchiesta tra i commercianti, per la stragrande maggioranza sfiduciati e timorosi di subire ulteriori disagi e perdite da questi (ormai) inutili e dannosi lavori.
Ma la politica tace. L'unico consigliere che sin dal 2004 e successivamente si è sempre dichiarato contrario, ossia Giampiero Bagni (ex Lega Nord e ora PDL), ha fatto notare che il Sindaco si dichiarò sempre a favore e fece votare su tutto il progetto. Gli ex FI tacciono, in quanto dovrebbero giustificare il voto favorevole a suo tempo dato. La capogruppo PDL, Viviana Raisi, all'epoca si astenne. Oggi però ritiene di tacere su tutta la linea. La ricordiamo battagliera contro la svendita del terreno su cui giace la nuova Coop, ma silente sull'operazione che ha portato la Conad ad acquisire il terreno su cui sorgeva la vecchia Coop (via Emilia angolo via Fornace). Oltretutto ricordiamo che uno dei motivi addotti per il trasferimento della Coop alla nuova sede, fu proprio il futuro passaggio del Civis davanti alla sede del supermercato, che, si disse, avrebbe creato problemi di circolazione e sicurezza. Ora i lavori si faranno lo stesso (e chissà cosa mai circolerà sulla via Emilia), ma stranamente al posto della Coop...arriva la Conad. I problemi di sicurezza scompaiono?

martedì 7 giugno 2011

FALSOPIANO A SAN LAZZARO

Postiamo il link ad un video molto interessante, girato a San Lazzaro qualche anno fa, quando già si era entrati nel vivo della cementificazione che avrebbe poi proseguito, grazie all'approvazione del PSC (Piano Strutturale Comunale) da parte dell'attuale maggioranza (PD+IDV+SEL x San Lazzaro) e con astensioni e assenze di alcuni membri dell'opposizione (Maurizzi, Noacco).
Segnaliamo al minuto 7.40 un curioso intervento della Polizia Locale che chiede spiegazioni al regista del documentario, e al min. 11, l'unico intervento (quasi) favorevole di un cittadino, che è poi l'ex segretario del Circolo PD di Idice ed ex consigliere comunale Michele Testoni. Anche lui ha fatto apparentemente fatica a dichiararsi del tutto favorevole al PSC, da alcuni ribattezzato Piano Straordinario di Cementificazione.

Ci chiediamo anche cosa avrebbero risposto, ove intervistati, i consiglieri ribattezzati del "soccorso azzurro", da molto tempo distintisi per una opposizione morbida quando non completamente accondiscendente alla maggioranza, sui temi urbanistico-edilizi. In particolare chi ha costruito palazzine su terreni in cui i precedenti proprietari non hanno mai potuto edificare, oppure chi dirige cantieri in edilizia convenzionata ed è attualmente sotto indagine. Sotto indagine come il sindaco di San Lazzaro, sempre per questioni legate all'edilizia (per maggiori dettagli consigliamo la lettura delle due interpellanze parlamentari urgenti presentate dall'On. Enzo Raisi, inserite poche settimane fa in questo sito).

Di seguito il video:

http://sanlazzaroxnoi.ning.com/video/falsopiano-a-san-lazzaro-di

mercoledì 1 giugno 2011

Quando la pezza è peggio del buco

Vi riportiamo un case history che sicuramente apprezzerete:

Quando la pezza è peggio del buco: John Ashfield e la brand reputation


L’antefatto: nell’aprile 2009 il blog “Altezzosa e poco loquace”, diario online della caustica Arianna Cavazza aka Sybelle, pubblica un post che critica aspramente un visual publicitario di John Ashfield (che possiamo ammirare in tutta la sua magnificenza nella foto qui sopra).

La pagina pubblicitaria è a dir poco imbarazzante, ma non è questo il punto.

Dopo qualche mese, tra i commenti al post, compare una testimonianza piuttosto velenosa, di un presunto ex dipendente (anonimo) che critica aspramente l’azienda in quanto spaccia i capi per abbigliamento prodotto in Inghilterra o Scozia, quando invece “la produzione vera e propria è fatta perlopiù in Bangladesh e relativi Stati, dove la manodopera costa un fico secco“. E da qui inizia una sorta di dramma in salsa 2.0.

Dopo qualche mese di silenzio, evidentemente qualcuno all’interno dell’azienda scopre il tutto: a cavallo tra 2009 e 2010 la pagina si popola di commenti pro-John Ashfield, da parte di presunti clienti ventennali, titolari di punti vendita, dipendenti… tutti più che convinti della qualità dei capi e dell’onestà del brand, tutti stupiti che si possa gettare fango su un’azienda “che ci dà da mangiare ogni giorno“.

Tra i tanti spicca una minaccia di uno dei responsabili delle vendite: “Sono inoltre a comunicare al personaggio in questione che il legale dell’azienda per un periodo di anni archivia tutti i dati personali di dipendenti passati ed attuali, non sarà quindi difficile risalire prossimamente al colpevole delle maldicenze“.

Ma, signori e signori, non finisce qui: il post viene censurato. Scompare. WordPress accoglie le richieste dell’azienda, e senza pensarci troppo rende irreperibile la pagina. Ma non abbiamo ancora finito: John Asfield, l’azienda che prende ispirazione dai gentleman britannici, più che esperta nell’utilizzo di mazze da cricket pare sia esperta nell’utilizzo di zappe sui piedi.

Il 20 febbraio, a quasi 10 mesi dal post che ha dato fuoco agli animi, esce sul blog di Alessandro Gilioli Piovono Rane (gruppo L’Espresso) una lettera di tale Alessandro Celli, titolare dell’azienda in questione. La lettera diverrà parte integrante di tutti i corsi di comunicazione aziendale e brand reputation, ne siamo certi.

Ecco alcuni succosi passaggi: si va dal tono di chi si è offeso (vorrei capire perché ha fatto questo e quale vantaggio può esserle venuto da questa situazione) alla critica stile “fratello maggiore” (Le dico che nella vita non basta aprire un blog per realizzarsi criticando quello che fanno gli altri).

C’è anche un bonario tentativo di collaborazione: “Quindi Le chiedo sinceramente di aiutarmi in prima persona a far cessare tutto questo casino che è scaturito dal mondo di Internet contro la mia azienda“.

Ma anche alcune critiche piuttosto forti: “…affermazioni anonime sulla nostra azienda, lesivi e diffamanti della nostra immagine e della nostra organizzazione aziendale e produttiva, di cui Lei non sa e non può sapere nulla, senza che Lei ne abbia controllato la veridicità”.

E prima di concludere difendendo l’onestà del brand, specificando senza la minima prova che i capi non sono prodotti in paesi con manovalanza a buon mercato, la lettera presenta anche un immancabile, seppur velato, tono intimidatorio: “Questa è una Sua responsabilità, perché gettare fango ad una azienda è troppo facile rimanendo nell’ anonimato e sfruttando il Suo blog per tali scopi“.

Quindi, ricapitoliamo: la strategia per rispondere alle critiche è:

  • Riempire il post di commenti, con vari nickname, difendendo la reputazione del marchio;
  • Per sicurezza, fare pressione al blog provider affinché oscuri la pagina;
  • Pubblicare una lettera aperta (dopo la censura), dal tono tra il bonario e l’offeso, per mettere le cose a posto una volta per tutte.

Sono ancora pochi i casi eclatanti, nella nostra Penisola, di marketing difensivo dove la pezza fa molto peggio del buco. Dall’America, invece, ne sono arrivate di tutti i tipi.

Se vogliamo vederle come case history per un ipotetico (e sopracitato) corso di brand reputation, abbiamo diversi tematiche hot: dal “Come non gestire i reclami semplicemente non rispondendo, by united Airlines”, al “Come non controllare i propri dipendenti idioti, by Domino’s e Comcast”. Interessante anche il “Come farsi del male pagando la gente per mettere feedback positivi su Amazon.com, by Berkin” o il “Come creare disastri non sapendo gestire l’user generated, by, Chevrolet”. Ma non vale la pena dilungarsi: sono casi di studio iper-noti, e li trovate tutti qui e qui.

Come testimonia questa foto d’epoca (risalente al primo lustro del nuovo millennio), sono stati i fastfood i primi a sperimentare i disastri virali provocati dal pubblico, quando si mette di impegno nel criticare prodotti e servizi. Una delle reazioni più geniali è stata di Burger King (con l’agenzia Crispin Porter + Bogusky) quando giocò all’attacco proponendo la “Angus diet”, il lifestyle basato sul consumo di carne, a chi considerava il cibo fast food poco salutare.

A distanza di anni, però, pare che non tutti abbiano imparato a reagire con creatività ed ironia. E non facciamo nomi, c’è gente che censura in giro…

http://www.ninjamarketing.it/2010/03/08/quando-la-pezza-e-peggio-del-buco-john-ashfield-e-la-brand-reputation/