martedì 14 agosto 2012

QUANDO BIGNAMI DIFENDEVA (E DIFENDE) IL RINVIATO A GIUDIZIO NOACCO

Il Tg3 del 14 agosto 2012, edizione nazionale del pomeriggio e della sera, nonché l'edizione locale, assieme al quotidiano Repubblica, hanno dato una notizia alquanto imbarazzante: alcuni consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna hanno utilizzato contributi previsti dalla legge per i gruppi consiliari, per comprare spazi su emittenti locali. I consiglieri in questione: Silvia Noè (Udc), Manes Bernardini (Lega Nord), Giovanni Favia (Movimento 5 Stelle), Galeazzo Bignami (Pdl). Quest'ultimo ha confermato tutto, allegando perfino la fattura di una delle compravendite di spazio tv in questione. Insomma coi soldi pubblici questi consiglieri si compravano spazi nelle tv locali per propagandare la propria attività politica, oltre alla cosiddetta "comunicazione istituzionale" già prevista dalla Regione. La cosa è a dir poco imbarazzante in particolare per gli ultimi tre consiglieri, i quali ciascuno nel suo ambito si sono sempre contraddistinti per un'impronta fortemente moralizzatrice o presunta tale. Il grillino Favia poi si commenta da solo: pare fosse lui a sbandierare il fatto che il suo movimento non prendesse un euro di finanziamento pubblico. Già...
Ma anche il pidiellino Galeazzo Bignami di coraggio ne ha da vendere. Già protagonista di una battaglia per il "rinnovamento" nel suo partito, il Pdl (appoggiato in questo da La Russa e Berselli, che insieme fanno circa 140 anni di età anagrafica e quasi politica), di cui si è proclamato "formattatore" (anche se beccato qualche tempo fa senza biglietto sull'autobus, ma tant'è, forse voleva formattare pure il sistema del trasporto pubblico locale rendendolo gratuito), il prode Galeazzo, in occasione della seduta in consiglio regionale dedicata alla vicenda giudiziaria che vede sul Presidente Errani pendere una richiesta di rinvio a giudizio per falso da parte della procura di Bologna,
ha dichiarato: "Errani se rinviato a giudizio si deve dimettere".
Evviva la chiarezza, verrebbe da dire. Peccato però che, per quanti come noi da anni seguano con attenzione le vicende sanlazzaresi, la stessa chiarezza il prode formattatore non l'abbia avuta per un'analoga questione, anzi se vogliamo ancora più grave. Ci si riferisce alla questione di Aldo Noacco, rinviato a giudizio per pesanti illeciti di natura edilizia e urbanistica in qualità di direttore dei lavori del cantiere Cipea su via Galletta. In tutta questa vicenda il giovin moralizzatore pidiellino ha sempre detto che Noacco non si deve dimettere, e non ha cambiato idea allorché si è saputo che il Noacco è stato rinviato a giudizio. Va bene che il Noacco è del gruppo consiliare Pdl ed è sempre stato appoggiato da Omer Maurizzi, grande elettore di Bignami. Va bene che Maurizzi aveva financo convocato assieme a Noacco una conferenza stampa per dire che gli organi direttivi del Pdl avrebbero dovuto chiedere scusa a Noacco perché avevano detto che si sarebbe dovuto dimettere quantomeno da Vicepresidente della commissione urbanistica, carica che tuttora ricopre (Bignami taceva, forse impegnato a occupare spazi in tv). Ma a tutto c'è un limite. E a chi scrive, semplici cittadini schifati da tutta questa politica, pare che il prode Galeazzo, col suo garantismo peloso e a corrente alternata, lo abbia da tempo valicato. Ci auguriamo di sbagliarci e magari nei prossimi giorni leggeremo che Bignami ha dichiarato che Noacco, in quanto già rinviato a giudizio (non come Errani, che attende di sapere se lo sarà o meno), si debba dimettere seduta stante da tutti gli incarichi e tornare a fare il semplice architetto. Così magari potrà lavorare senza problemi per tutte le Amministrazioni locali targate PD che desidera, senza pretendere di fare anche "opposizione" in consiglio comunale. E che opposizione.

Qui la fattura allegata da Bignami: 1.500 euro per 5 interviste a 7 Gold

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/08/14/foto/la_ricevuta-40908226/1/

lunedì 6 agosto 2012

LE MANI SULLA CITTA'

Il titolo di un famoso film del regista Franco Rosi ispira l'articolo di oggi. Il tg1 delle ore 13.30 dava notizia di otto referendum radicali su svariati temi, tra i quali lo stop al consumo di territorio. Il segretario radicale Staderini faceva presente come a Roma negli ultimi 15 anni si sia costruito moltissimo, e la maggior parte delle case costruite sono tuttora sfitte. Questo è successo a Roma dove peraltro in quel lasso di tempo ha governato più a lungo il centro sinistra che non il centro destra.
Ebbene, spostandosi a San Lazzaro di Savena, si nota che le cose non cambiano più tanto, ma una differenza anzitutto c'è: il referendum proposto dalla lista Noi Cittadini per impedire uno sfrenato e inutile consumo di territorio, qui è stato bocciato. Non solo: qui ha sempre costantemente governato la sinistra. Con l'appoggio più o meno esplicito di alcuni esponenti dell'opposizione, che ne hanno costituito un vero e proprio puntello. Uno di questi è attualmente rinviato a giudizio per pesanti illeciti urbanistici: di questa vicenda hanno dato ampio conto il sito affaritaliani.it. e il periodico locale Vivere a San Lazzaro.

Il personaggio in questione, architetto, è tuttora vicepresidente della commissione urbanistica, carica dalla quale non ha pensato nemmeno un secondo di lasciare, se non per opportunità politica, quantomeno per decenza. Il PD, partito che ha in passato goduto dell'atteggiamento morbido che l'architetto rinviato a giudizio ha tenuto in qualità di consigliere comunale, ecco, il PD non ha aperto bocca su tutta la vicenda. Dire che sia imbarazzato pare troppo, in quanto lo stesso PD ha tra i suoi principali esponenti nella giunta, l'assessore all'urbanistica, un altro tecnico che, come documentato dal periodico Vivere a San Lazzaro, sarebbe a libro paga (parole del direttore di Vivere a San Lazzaro) di imprese che costruiscono proprio a San Lazzaro. Ecco perché nessuno dice nulla di nessuno.
L'esponente di opposizione più conosciuto in loco, già candidato sindaco per ben due volte per Forza Italia, si è sempre caratterizzato per la strenua difesa del vicepresidente della commissione urbanistica, da lui sempre tutelato al momento della formazione delle liste elettorali. Questa tutela è stata da qualcuno addentro ai corridoi del palazzo, interpretata come dovuta al fatto che lo stesso ex candidato sindaco di FI ha anch'egli avuto a che fare con costruzioni di palazzine, su terreni dove gli ex proprietari non avrebbero, sempre secondo i detti rumors, mai avuto licenza di costruire. Arriva il nuovo proprietario lanciatosi in politica nella c.d. opposizione, e tac, eccoti le palazzine. Ed eccoti un'opposizione sempre piuttosto morbida, secondo alcuni attenti osservatori: delibere edilizie col voto dell'ex gruppo consiliare di Forza Italia, sempre favorevoli alla maggioranza targata PDS-DS-PD. Assenze "strane". Astensioni altrettanto curiose.
Col nuovo gruppo PDL e la candidata a sindaco Viviana Raisi, sorella del noto parlamentare finiano Enzo, le cose non cambiano più di tanto. La Raisi accetta la presenza in lista dei soggetti di cui sopra, il fratello parlamentare, all'epoca candidato a presidente della provincia, non dice beo. Qualche tempo dopo però, quest'ultimo cambia casacca e passa con Fini dopo la fuoriuscita di questo dal PDL e si scopre difensore della legalità. Presenta interpellanze anche molto pesanti, tutte riportate in questo sito. Ma ormai il danno è fatto.
Da ultimo, l'uscita dal gruppo PDL della Raisi assieme a quattro suoi colleghi, motivata col presunto inciucio tra alcuni esponenti del PDL (gli stessi di sempre) e la maggioranza nell'elezione del revisore dei conti del Comune in quota di minoranza. Una motivazione che appare più che altro un pretesto. Anni e anni di scempi urbanistici, indagini della magistratura, vicende inquietanti come quella delle "case gialle" non hanno smosso i "quattro moschettieri", e invece l'elezione di un revisore sì? Che strano.
Nota di colore: il paladino dei due esponenti di cui sopra, il vicepresidente della commissione urbanistica rinviato a giudizio per illeciti urbanistici, e l'ex candidato sindaco di FI, è il consigliere regionale Galeazzo Bignami, propostosi all'attenzione dei media come "formattatore-rottamatore" dei vecchi politici. Ah, ecco, ora è tutto chiaro.

PS. Il partito che ha fatto della legalità la sua bandiera, la sua stessa ragione di vita, almeno a detta dei suoi dirigenti, ossia l'Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, che sostiene la giunta guidata da Marco Macciantelli e quindi anche l'assessore "a libro paga" di chi costruisce a San Lazzaro, per usare le parole del direttore del periodico Vivere a San Lazzaro, che posizione ha assunto dinanzi a tutte queste vicende? Semplice: silenzio totale. Evidentemente l'assessore Merrone, in quota IDV, forte delle 5 (cinque) preferenze prese alle elezioni amministrative del 2009, preferisce non turbare le proprie schiere di elettori. Nel frattempo nel partito di Tonino sono tutti in apprensione per le denunce presentate dall'avv. Domenico Morace, ex tesoriere del partito, che nei mesi scorsi al sito affaritaliani.it ha raccontato cose che sembrerebbero completamente incompatibili con un partito che appunto ha fatto della legalità la propria ragion d'essere. Si sa, sono tempi difficili per tutti.