Pubblichiamo un capitolo del libro “Tra la via Emilia e il clan” di Antonio Amorosi, ex assessore alla casa del Comune di Bologna nella giunta Cofferati. Il capitolo è di notevole interesse in quanto riguarda la città di San Lazzaro e racconta di una vicenda su cui con grande solerzia le Amministrazioni locali presente e passata hanno cercato di mettere il silenziatore:
“(…) Infatti l'azione della magistratura locale, nelle mani allora del procuratore settantacinquenne Enrico DI NICOLA,si è mossa come sempre s'era mossa prima, cioè con una inerzia tale da far riflettere, con manifestazioni roboanti sugli organi di stampa e con una parsimonia di azioni da lasciare imbarazzati ogni qualvolta volta occorresse indagare su un potere politico, criminale o solo amministrativo. Infatti tale Procuratore non disdegna interviste in cui critica fortemente la separazione dei poteri dell'ordinamento pubblico. La prassi della magistratura, secondo Di Nicola, non deve sanzionare ma collaborare col potere politico “inviando una lettera agli uffici pubblici per chiedere una correzione del servizio” quando questi come nel caso dell’edilizia popolare appaia evidente.
Quindi più di riscatti e di buona prassi amministrativa occorre ragionare su un territorio esteso dove l’abuso e la speculazione porta il nome della via eccezionale e l’aggiramento della norma per cause maggiori è la regola. Così come l'edificazione straordinaria in luoghi inquinati o geologicamente inadeguati sono la norma che trasforma la città capoluogo in una agglomerato che cresce ogni 10 anni di poco meno di 10.000 alloggi.
Un caso esemplare è stato sicuramente quello di San Lazzaro in Provincia di Bologna. A San Lazzaro a partire dal 1998 la Regione Emilia Romagna sovvenziona la costruzioni di un lotto di case popolari destinate a fasce deboli.
Gli stanziamenti vengono indirizzati a chi edificherà nell’ambito di un Piano Particolareggiato di iniziativa privata ovvero a COOPERATIVE della LEGA COOP di Bologna in qualità di committenti delle opere e a Giancarlo RAGGI, Presidente del collegio edile dell’API – UNINDUSTRIA di Bologna, in qualità di costruttore con convenzione sottoscritta con l’assessorato all’urbanistica in carico a Renato BALLOTTA. Ma le case vengono edificate prive di collaudo statico, con abusi edilizi insanabili e con procedure irregolari, adottando varianti urbanistiche e convenzione che capovolgono i principi iniziali dell’aiuto alle fasce debole ed esaltando il guadagno dei costruttori e arrecando un danno agli acquirenti. Dopo la denuncia di un poliziotto della questura di Bologna le indagini fanno emergere, come le consulenze del pm GUSTAPANE, titolare delle indagini, riportano che le concessioni edilizie rilasciate per quel lotto e per lotti attigui non potessero essere addirittura concesse ed erano contrarie ai principi all’edilizia residenziale pubblica. Emergeva ancora come in corso d’indagine il Comune avesse sanato gli abusi edilizi oggetto delle indagini, concedendo sanatorie illegittime alle COOPERATIVE coinvolte. Non solo quindi il Comune ometteva di annullare tali atti ma si guardava dall’applicare le penali contrattuali previste dalle Convenzioni per le inadempienze dei soggetti attuatori arrecando un forte danno erariale.
Ma le indagini della locale Procura si contraddistinguevano per condotte singolari, come le denunce dei cittadini che vengono inoltrate a mezzo posta agli amministratori denunciati, i fascicoli smarritisi in ben due Procure, il rinvenimento da parte dei cittadini delle proprie denunce presso gli uffici tecnici del Comune, l’ampliamento dell’indagine ad altri filoni di difficile emersione, con lo scorrere dei tempi della prescrizione che avanza.
Ma nel quadro desolante appena descritto si inserisce un elemento di novità importante: il primo tentativo di indagine a tutto tondo della Procura locale su un alto dirigente pubblico. Un caso fortuito, dovuto più alla concomitante elezione di un Procuratore come Roberto Alfonso, estraneo alle liturgie del Palazzo di Giustizia felsineo sia all’insistenza del Gip Floridia che ha insistito in un ampliamento delle indagini. Sono infatti degli ultimi tempi le dimissioni del sindaco Flavio DELBONO travolto da un ciclone giudiziario e indagato per abuso di ufficio, peculato, truffa aggravata e tentata induzione a tacere della sua ex segretaria e compagna.
Un'indagine complessa e articolata che si intreccia con un filone riguardante appalti dell’Usl assegnati senza gara,per cifre superiori ai 100.000 euro (cifra per la quale è obbligatoria la gara d'appalto) ad un amico dello stesso DELBONO, tale Mirko DIVANI che con questi condivideva la singolare gestione di un bancomat utilizzato dallo stesso per le spese della ex segretaria.
Questa tuttavia è una storia vecchia, scoperchiata in campagna elettorale dall’avversario di DELBONO al
ballottaggio, il candidato del centrodestra Alfredo CAZZOLA, conosciuta da tutti i gruppi dirigenti della città da diversi anni.
Ma vinte le elezioni, il Sindaco DELBONO sperava che l’oblio avrebbe coperto la faccenda come il sipario
sull’ultima replica di una commedia. E infatti a fine settembre l’allora procuratore reggente Massimiliano Serpi e il pm Luigi Persico avevano chiesto di archiviare il fascicolo come da prassi, ma dopo l’uscita di Floridia e la nomina del Procuratore Alfonso si è aperto una voragine tale da coinvolgere Assessori e dirigenti locali, indicati come corresponsabili di eventuali reati connessi.
Non c'è proprio altro da dire, se non che c'è veramente “delbono” a Bologna! (…)”
Antonio Amorosi – TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN