venerdì 23 luglio 2010

Riesplode lo scandalo Ca' ricchi, che Sindaco e Giunta minimizzavano

Riesplode il caso di Via Ca’ ricchi, l’area comunale di San Lazzaro di Savena integralmente edificata in regime di edilizia convenzionata su di un’area inquinata.
Gli immobili, sorti su di un terreno impregnato di idrocarburi, furono consegnati e occupati dai malcapitati acquirenti senza che vi fosse l’abitabilità a causa di un veto all’utilizzo opposto da Arpa che tuttora valuta i valori presenti nel sottosuolo incompatibili con l’uso abitativo.
Le licenze edilizie, a pioggia, vennero concesse a più cooperative - si legge nei permessi - previa bonifica preliminare dei suoli.
Non vi fu alcuna bonifica preliminare e si ovviò al "problema" inserendo delle pompe d'aria nel piano interrato degli edifici per mitigare il tasso d'inquinamento e raggiungere la soglia utile ad ottenere l'abitabilità. Invano.
Alla conclusione delle edificazioni, gli immobili vennero consegnati con una festosa cerimonia alla presenza dell’attuale Assessore all’Urbanistica. Erano e sono tuttora occupate e prive di licenza di abitabilità senza che tanto abbia scalfito il buon esito del cerimoniale né lo scrupolo degli astanti.
Ne scaturì una insistita denuncia pubblica da parte della politica, in primo luogo da parte del consigliere regionale Vecchi, del Coordinatore locale del Pdl Avv.
Samuele Barillà e dall'Avv. Giovanni Barillà.
Era il freddo febbraio 2010: occhio alle date.
Il Sindaco replicò sdegnato negando ogni addebito e asserendo in un comunicato stampa che: “C’è chi fa la campagna elettorale su idee e proposte e chi tenta di farla con le polemiche pretestuose. Questa mattina s’è tenuta una strana conferenza stampa, promossa dal consigliere regionale del Pdl Alberto Vecchi. Forse è l’annuncio di una nuova forma di centralismo regionale ai danni delle comunità locali.
Nel merito, l’allarme che evidentemente si intende provocare risulta non giustificato e se ne assume la responsabilità chi lo ha suscitato. Le cose stanno diversamente da quanto riferito. Provo a riassumerle.
Il parere di Ausl e Arpa, reso nell’ambito delle procedure di approvazione del piano particolareggiato dell’azzonamento 75, nonostante la necessità di bonificare il sottosuolo, ha consentito la realizzazione degli edifici in quanto le operazioni di bonifica, che si potevano protrarre nel tempo, non interferivano con i cantieri edilizi. Allo stato si rileva che le attività di bonifica, non ancora formalmente concluse, hanno messo in evidenza risultati sempre migliorativi rispetto alla situazione iniziale, che fanno presupporre la conclusione della fase di monitoraggio e conseguentemente la conclusione con esito favorevole del procedimento in capo alla Provincia. In merito alle richieste di conformità edilizia e agibilità degli alloggi pervenute successivamente alla fine dei lavori, è stata inviata specifica richiesta di parere ad Arpa, Ausl e Provincia di Bologna sulle eventuali condizioni per il rilascio dei certificati. Comunque è stato accertato che non vi sono problemi per la salute“.
Ecco le repliche sdegnate del Sindaco che negava ogni responsabilità e dissacrava la denuncia dei politici e dei cittadini considerandola strumentale alla imminente tornata elettorale ma non spiegava perché avesse permesso che si occupassero, senza sanzione a carico di alcuno, immobili privi di abitabilità per motivi di salubrità dei suoli.
Non vi era e non vi è la certificazione dell'ARPA ma vi è la rassicurazione del Sindaco se può bastare.
Oggi però, 22 luglio 2010 , la rivista VIVERE A SAN LAZZARO scrive un’altra pagina di deflagrante gravità che dovrebbe suggerire immediate valutazioni ad un qualsivoglia organo giudiziario.
L’11 novembre prossimo, gli acquirenti di quelle case – dove “tutto è in regola” – andranno a testimoniare alla terza udienza della causa promossa nell’aprile 2009.
Vi è una causa dunque della quale il Comune parrebbe essere stato pienamente consapevole già quando asseriva per bocca del Sindaco la regolarità delle opere e della propria condotta nel febbraio 2010.
Ma leggete il seguito. L’Avvocato Giampiero Veronesi, legale degli acquirenti di quelle case, spiega oggi al giornale che “l’inquinamento è tanto alto che ancora oggi l’edificio non ha l’abitabilità”.
Copalc, la coop chiamata in causa, avrebbe sottaciuto questo aspetto agli acquirenti. Nel rogito si richiamava un permesso a costruire subordinato al disinquinamento ma il documento non era allegato. Per la Coop gli acquirenti avrebbero dovuto informarsi presso il Comune ... non è una boutade ma quanto effettivamente accaduto e sostenuto dalla Coop costruttrice.
La Coop - secondo questa suggestiva ricostruzione - avrebbe scaricato l'incombenza di una simile informazione sugli acquirenti delle case i quali sarebbero stati tenuti ad informarsi sulla morfologia di quella piccola Chernobil su cui avevano investito i propri risparmi.
Ma sapendolo prima, avrebbero acquistato quelle case? Ne dubitiamo profondamente...
E il Comune avrebbe avuto interesse a divulgare tale dato riferibile a un terreno sul quale nessuno aveva vigilato fino al termine delle edificazioni?
Oggi, il legale dei proprietari chiede l’annullamento delle vendite (ogni immobile costa 250mila euro e contiamo almeno 20 alloggi edificati dalla sola Copalc senza contare quelli dell’omologa Coop Dozza in condizioni pressochè analoghe). Parliamo di cifre prossime ai 10 milioni di euro per una quarantina di immobili. Il Comune sarebbe citato in causa per SILENZIO OMISSIVO ci dice la Stampa.
Alla fine, a quanto pare, nessuno spiegò alcunché agli acquirenti.
Per disinquinare il terreno, ARPA avrebbe inoltre preteso l’utilizzo di pompe che iniettano ossigeno ma il livello di inquinamento aumenterebbe dopo le piogge, quindi un rebus di impossibile soluzione che il Sindaco indica al contrario in fase risolutiva con valori ormai alla soglia dell'agognato via libera da parte di Arpa. Giove pluvio permettendo.
Insomma questa parrebbe una storia di orrori amministrativi senza pari, l’ennesima.
Lasciamo ai lettori ogni valutazione personale sulle dichiarazioni del Primo Cittadino e sullo stato dei fatti.
Quando il Sindaco interviene, nel febbraio 2010, in una tremenda reprimenda contro il PDL vi è già una causa partita nell’aprile 2009 che egli tace alla comunità e di cui si ignorano i contenuti esatti.
Forse anche più di una causa che interessa più Cooperative edificatrici operanti su quel terreno.
Cronologicamente, quando il Sindaco sostiene la regolarità delle attività amministrative vi è già chi lo ha direttamente chiamato in causa. Da oltre un anno almeno.
Trattandosi di edilizia convenzionata e sovvenzionata da parte della Regione Emilia Romagna ci pare non sussistano dubbi sulla scabrosità delle vicende che vi narriamo.
Ma davvero in Emilia Romagna e a San lazzaro di Savena in particolare, l'edilizia popolare è il territorio di sconfinati illeciti? E' questa l'ennesima conferma? e perché nessuno invoca dimissioni politiche di Sindaci e Assessori? In altri luoghi meno compromessi, basterebbe meno, molto meno a indurre a dimissioni politici che tanto disinvoltamente presenziano alla consegna di case prive di abitabilità.
Qui il silenzio non è omissivo ma tombale ci pare di poter concludere. I fatti ancora una volta attendono che la Procura intervenga.

2 commenti:

  1. Ora c'è la Fiera ...ad annichilire le menti cittadine .Macciantelli ma quando la smetterai di dire bugie?

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  2. Una banda di imbroglioni che ha truffato decine di famiglie dalle limitate risorse economiche, bisognose di alloggi a prezzi accessibili. Intere famiglie prese per il culo e che vivono 24 ore su 24 in luoghi malsani. Risparmi volatilizzati, perché gli appartamenti sono di fatto invendibili.
    Questa è la sostanza delle cose.
    Il resto è propaganda, menzogne e stronzate assortite.

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