sabato 11 luglio 2009

Spezzare il muro dell'indifferenza

È sera tarda, ormai per le strade si aggirano poche persone, ognuno ha i suoi pensieri: chi sghignazza, chi è in ansia, chi sceglie di affidarsi ai sentieri dello sballo. E, come ogni sera, c’è un esercito di giovani donne, che rappresentano le nuove vittime dello schiavismo del III millennio. Giovani donne, spesso ancora minorenni, che erano venute in Italia dietro la falsa promessa di una nuova vita, con la speranza di cambiare. Eccole qua, a mostrarsi agli avventori di turno, per concedere quel loro corpo ormai senza più vergogna. Quando finirà? E intanto chi le sfrutta è nascosto ma non le perde d’occhio, per lui loro rappresentano una fonte di guadagno inesauribile. E il filo pare non spezzarsi mai.

Daniele e altri suoi amici della Parrocchia di San Lazzaro hanno deciso di scendere sulla strada, per stare al fianco di queste ragazze. Non è una soluzione all’annoso problema dello sfruttamento della prostituzione, ma è un segnale, un gesto profondissimo di aiuto e di carità, di conforto, di calore umano, per chi da tempo ormai l’ha perso e ha dimenticato quanto possa essere importante. Daniele Binda è insegnante di religione all’ITC di San Lazzaro, educatore parrocchiale e animatore liturgico. L’importanza di questa nuova testimonianza è tale che già da tre anni sceglie di esserne partecipe in prima persona. Sulle orme del grande don Oreste Benzi, che con la sua comunità Giovanni XXIII decise di stare dalla parte di quelle prostitute per aiutarle a uscire da quella immane schiavitù, anche Daniele e gli amici di “Non sei sola”, progetto di volontariato che parte dalla Parrocchia di Sant’Antonio di Savena, scelgono di stare vicino alle ragazze e donne che si prostituiscono, pregare, cantare con loro.

La vita è fatta di piccoli e grandi gesti. Non sempre potremo risolvere un problema da soli, ma di sicuro possiamo donare a chi non ce l’ha, un gesto di amore gratuito, disinteressato, senza ritorno, senza calcolo, senza notorietà. Quel gesto resterà impresso nel cuore di chi lo riceve, e di certo potremo pensare di starci costruendo quel “tesoro in Cielo” del quale Gesù parlo un giorno al giovane ricco che poi non lo seguì.

In una società che preferisce rimuovere l’ombra di problemi gravi, per darsi un’aurea di “isola felice”, dove tutto è sempre bello e perfetto, dove le rotonde alle strade sono piene di bei fiori e intanto il cemento sta divorando il nostro verde; dove “baby-gangs” bruciano centri per anziani e allagano centri sportivi, dove nuovi Oratori non possono essere costruiti perché mancano le necessarie autorizzazioni, mentre al contempo negozi di “droghe furbe” aprono nel centro della città; ecco, dove la realtà è ben più complessa di ciò che in superficie potrebbe apparire, il gesto ripetuto di Daniele e dei suoi amici parrocchiani acquista un significato ancora maggiore. Spezza quel muro d’indifferenza che ci siamo creati in tanti anni di soporifero autoconvincimento, di vivere comunque “meglio che in altre città”.

Grazie, Daniele, a te e ai tuoi amici di “Non sei sola”. Perché ci aiuti a capire che senza gesti concreti di amore e affetto, ogni realtà può baloccarsi nel proprio egoismo e credere di essere la migliore che ci sia, mentre sta lentamente ma inesorabilmente scivolando nell’indifferenza e nell’egoismo più buio.

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